martedì 1 dicembre 2015

Moda femminile e donna in divenire

La moda può essere considerata come la storia di una civiltà in continuo divenire. Attraverso la nascita di nuovi stili, i diversi gruppi, in una società in evoluzione, hanno comunicato la propria identità, la propria adesione a determinati valori culturali e la propria differenziazione da un altro gruppo.


La moda femminile da metà '900 ad oggi

Nel periodo che va dalla metà del ‘900 ad oggi, non si discute più di libertà di movimento della donna o di libertà dagli ingombranti strati che compongono la linea degli abiti femminili, ma si parla dell’evolversi di diversi stili che hanno portato ad una donna, non solo emancipata, ma anche libera, libera di scegliere l’abbigliamento più adatto allo stile che meglio la rappresenta.

Si passa dai colori pastello e le forme femminili degli anni ’50 alle corte gonne e alle fantasie geometriche degli anni ’60, dai fiori degli anni ’70 alle spalle grosse degli anni ’80, fino al nero minimale degli anni ’90.

Oggi invece, la moda femminile, non fa riferimento ad uno stile ben preciso, ma le diverse proposte dei professionisti della moda, seguono un percorso fatto di continui rivisitamenti degli stili precedenti, tra abbandoni e ritorni, all’insegna della libertà e della varietà di stili. (approfondisci su WebDesignerClio)
 



La donna da metà '900 ad oggi

Dal ‘900 ad oggi la donna è dovuta scendere più volte in piazza prima di vedersi riconosciuti i diritti politici e sociali nelle forme ufficiali.
Oggi, grazie alle conquiste ottenute, le donne godono pienamente dell’uguaglianza giuridica rispetto agli uomini.
Ciò non significa che il percorso sia concluso del tutto perché le sfide da affrontare adesso sono forse ancor più difficili delle precedenti poichè non varcano il piano strettamente giuridico, ma riguardano la società, la cultura, la mentalità.
Inoltre per parlare di un’emancipazione matura la donna deve riuscire a coniugare le possibilità offerte dal mondo del lavoro e delle attività extra-domestiche con il proprio ruolo di madre e di moglie.




A partire dagli anni ’50 si realizzano realtà completamente nuove sia politicamente che economicamente, si pensa ad un mondo migliore, esplodono i consumi di massa e si stabilizzano gli orari di lavoro (a 8 ore). La vita sociale del cittadino cambia radicalmente.
Nello specifico la donna è liberata dai pesanti compiti tradizionali, ed inizia a pensare di dedicarsi alla carriera, ad una maggiore socializzazione e a ritagliarsi un po’ di tempo libero per sé stessa.



Dagli anni '60 il cambiamento è visibile anche esteriormente, espresso dalla nuova moda della minigonna, dal trucco e dalle acconciature audaci. La donna inizia a mostrare la propria femminilità e ad osare con comportamenti sessuali al di fuori del matrimonio e non ammessi dalla morale tradizionale e dal conformismo.
Ovunque aumentano le iniziative delle donne occidentali per richiamare l'attenzione di tutti sulle discriminazioni che tradizionalmente hanno escluso la donna dalla società. Le donne riescono finalmente ad uscire fuori dall’anonimato.
La contestazione studentesca del 1968, che disprezza le convinzioni pregresse e cerca di creare una cultura alternativa, vede sorgere parallelamente un nuovo femminismo, più radicale rispetto a quello del primo novecento e, che ha come punto cardine, il coinvolgimento della donna anche in politica.
Le femministe lottano per la parità tra l'uomo e la donna nel campo del lavoro, per la riforma del diritto di famiglia, e specificatamente in Italia, per l'introduzione del divorzio oltre che la depenalizzazione dell'interruzione di gravidanza.
Per quanto riguarda la sfera privata, nascono ampie ed articolate discussioni sul ruolo paterno e materno all'interno del nucleo familiare.



In Italia il neo-femminismo assume una connotazione radicale che ritiene importante in assoluto la conquista dell'autonomia attraverso una vera e propria rivoluzione simbolica.
Su queste basi negli anni '70 si afferma la pratica dell' “autocoscienza”, consistente in incontri di nuclei composti da sole donne che parlano di sé e del mondo, a cominciare dall'esperienza personale, realizzando così un nuovo modo di far politica.


Nel 1978 viene approvata la legge sull'aborto e ci sono importanti risultati quali la cancellazione del reato di adulterio, il divieto all'uso degli anticoncezionali, l'eliminazione del delitto d'onore.
Negli anni '80 e '90, mutato il clima politico e sociale, si riducono progressivamente tutte le lotte condotte nelle piazze dalle femministe, fino a scomparire totalmente e diventando solo un lontano ricordo. (destinato però per risvegliarsi nel primo decennio del 2000 - vedi l'iniziativa mondiale OneBillionRrising)
Ma le donne oggi non restano inattive, si impegnano a rafforzare sempre più la presenza femminile nei partiti, nelle associazioni, nel Parlamento e nei vari livelli della società.


E’ così che la donna moderna ha spazio libero davanti a sé e partecipa accanto agli uomini alla vita sociale e lavorativa.
D’altra parte porta un contributo economico decisivo al reddito familiare con il suo lavoro migliorando il tenore di vita della propria famiglia
Tra gli ultimi tabù definitivamente crollati è da ricordare l'apertura dell'Esercito all'arruolamento delle donne.
Oggi, pur nel riconoscimento del ruolo sociale femminile da tutti accettato, e dei progressivi cambiamenti e miglioramenti avvenuti nel rapporto tra uomo e donna nel lavoro, nella famiglia, nel diritto e nella cultura in generale, non si è ancora raggiunta la piena attuazione di quelle “pari opportunità” che sono previste dall'art. 51 della Costituzione.
Bisogna superare antiche e cristallizzate tradizioni, occorre riorganizzare tutta la vita sociale, cosa molto complessa e compito di molte generazioni. Si tratta di un enorme processo in atto e di cui pertanto non possiamo conoscere lo sbocco effettivo.

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